Dove finiranno le nostre scorie radioattive?

Nel 1987 fu promulgato un Referendum che decretò il divieto di costruire nuove centrali nucleari per la produzione di energia sul suolo italiano. Successivamente il Parlamento decise di chiudere e smantellare le centrali esistenti. Sorse così la questione relativa allo smaltimento delle scorie radioattive provenienti dalle centrali.

Il 5 gennaio la Sogin ha pubblicato una mappa, chiamata Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (la CNAPI), nella quale sono state individuate 67 località italiane adatte per ospitare il Deposito Nazionale Unico Italiano.

I rifiuti nucleari possono essere di basso, medio o alto livello. Il Deposito Unico è stato progettato per ospitare rifiuti di basso livello (temporaneamente ospiterà anche rifiuti di medio-alto livello, i quali  verranno poi spostati in un deposito geologico). Nonostante ciò che comunemente si crede, solo poco più della metà dei rifiuti deriva dalle centrali, l’altra metà infatti proviene dai centri di radioterapia negli ospedali, dalle industrie (derivanti dai controlli meccanici e dalla sterilizzazione alimentare) e dai reattori a scopi di ricerca.

Attualmente in Italia vi sono 31 mila mc di rifiuti, aggiungendo i rifiuti nucleari provenienti dallo smantellamento delle centrali nucleari, si stima aumenterà fino 45 mila mc di scorie radioattive. Ma perché in Italia dobbiamo costruire un Deposito Unico? Tre sono i principali motivi, di natura legislativa, economica e di sicurezza. L’Italia è uno dei pochi paesi dell’UE a non aver ancora nemmeno iniziato a costruire il Deposito Unico. Tuttavia, poichè l’articolo 4 dell’UE prevede che ogni stato si faccia carico dei propri rifiuti nucleari, pena multe salatissime, sarà necessario crearne uno.

i depositi di rifiuti radioattivi in Europa

Attualmente i rifiuti nucleari sono dispersi in tutta Italia, stoccati in depositi temporanei. Essi sono molto piccoli oltre che complessi da gestire nel loro insieme: non sono pensati per uno stoccaggio indefinito. Anche le centrali nucleari non sono adatte a stoccare le scorie perché sono deficitarie di alcuni requisiti e sono ideate per avere un controllo attivo (mentre il deposito unico prevede un controllo passivo, cioè senza personale). Inoltre il costo del Deposito Unico sarebbe minore rispetto alla somma totale proveniente dai vari depositi temporanei. Infatti ogni sito temporaneo costa da 1 a 4 milioni di € annui per la gestione.

da dove provengono i rifiuti radioattivi

Ma che requisiti devono essere soddisfatti affinchè un sito venga considerato idoneo? Non ci deve essere attività vulcanica, la sismicità dev’essere bassa, l’altitudine minore a 700m, non ci devono essere attività minerarie e il sito deve trovarsi lontano dalle principali vie di trasporto ossia autostrade e ferrovie (per motivi di sicurezza del deposito, queste infatti sono anche impegnate per il trasporto di materiali pericolosi).

Oggi la Sogin ha individuato 67  siti che soddisfano queste condizioni, anche in Sicilia e Sardegna, tuttavia il trasporto risulterebbe difficoltoso. Attualmente solo il sindaco di Trino Vercellese si è candidato ma il suo comune non si trova tra i siti identificati. Se nessuno si farà avanti saranno il Ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico a dover prendere una decisione. Molti infatti credono che il Deposito Unico allontanerà il turismo, ma il Deposito olandese Covra e il deposito francese dell’Aube, che è una galleria d’arte, non impediscono di ignorare l’area, anzi sono un’attrazione per coloro che si interessano di radioattività.

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