Protesta degli agricoltori: l’utopia contro la dura realtà

Da inizio anno migliaia di agricoltori si stanno riversando nelle strade dei più grandi stati europei per protestare. Ma quali sono i motivi che hanno spinto questi lavoratori a manifestare il loro dissenso?

La protesta ha avuto inizio a causa delle nuove riforme varate dalla PAC (Politica Agricola Comune dell’Unione Europea) con lo scopo di raggiungere la neutralità energetica nelle zone rurali entro il 2050.
Tali riforme non hanno preso in considerazione gli elevati costi comportati da questa fase di transizione energetica, in quanto, per diminuire il loro impatto ambientale, gli agricoltori necessitano di nuovi macchinari e nuovi prodotti meno efficienti a caro prezzo, cosa che danneggia gravemente il loro portafoglio.
In Germania, luogo dove la protesta ha avuto inizio, lo stato ha accumulato 60 miliardi di deficit per rispettare gli impegni presi con l’UE, legati al rispetto delle direttive della PAC e al sostegno militare all’Ucraina. Per far fronte a questo debito, il governo ha tagliato i sussidi agricoli e aumentato le tasse, mettendo in ginocchio il settore agricolo.
In generale, la deriva che i vari governi europei stanno prendendo è aumentare le tasse e imporre i costi dovuti alla transizione ecologica senza, però, fornire un adeguato sostegno economico alle piccole e medie imprese, aggravando la posizione degli agricoltori europei a favore dei colossi mondiali dell’esportazione di prodotti alimentari.

L’Unione Europea, per sostenere l’economia ucraina in questo momento di crisi, ha tolto ogni tassazione sui prodotti alimentari provenienti dall’Ucraina, provocando un incremento di materie prime importate in Europa. A causa della detassazione e dell’assenza dell’obbligo di rispettare le norme PAC, gli alimenti ucraini vengono venduti a prezzo minore rispetto a quelli europei.
Per fronteggiare l’arrivo in massa di prodotti esteri, gli agricoltori europei hanno dovuto abbassare drasticamente il prezzo dei loro prodotti per essere competitivi sul mercato, vedendo, però, una netta diminuzione dei loro introiti: in questo modo avranno una minore disponibilità economica investibile nel raggiungimento del Green Deal.

Il movimento “Riscatto Agricolo”, il gruppo che ha guidato la protesta degli agricoltori fino al teatro Ariston di Sanremo, ha stilato un elenco per punti in cui vengono riassunte le richieste dei manifestanti tra cui la revisione del Green Deal, in quanto ritenuto irrealizzabile e gravemente dannoso per le tasche degli agricoltori; il limite all’importazione di prodotti alimentari da aziende estere che non rispettano le norme PAC, in quanto queste rappresentano un avversario economico troppo forte per le piccole imprese agricole europee; la riduzione delle tasse applicate sul settore agroalimentare e leggi che regolamentino il settore dei cibi sintetici, i quali rappresentano una minaccia per gli agricoltori.

L’Unione Europea, anziché inseguire sogni utopistici tramite leggi e normative eccessivamente stringenti, dovrebbe tarare i propri obiettivi in funzione delle disponibilità: il raggiungimento di questi traguardi può avvenire tramite una completa riforma ecologica che, però, deve avvenire con tempistiche più ampie e tutelando i veri fautori della riforma.

 

Crediti copertina: Ansa

 

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