Lo stato di salute del dissenso in Italia: tra manganelli e minacce

I fatti del 23 Febbraio di Pisa, durante la manifestazione pro-pace in solidarietà dei civili palestinesi, hanno posto l’attenzione sull’eccessiva violenza usata dalle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti e sulla poca tolleranza del dissenso da parte del governo.

Nel corso della giornata di Venerdì 23 Febbraio, le piazze di molte città italiane sono state accese da svariate manifestazioni. Indette in occasione dello sciopero generale proclamato da diverse organizzazioni sindacali, che ha coinvolto anche alcuni settori pubblici e privati, nonché svariate scuole, le proteste sono state prevalentemente inerenti all’intervento militare israeliano nella striscia di Gaza.

Tra queste, quella di Pisa è stata la più discussa. Infatti, durante la manifestazione, la Polizia ha bloccato l’ingresso alla Piazza dei Cavalieri, luogo in cui si sarebbe dovuto fermare il corteo, e, in seguito, anche la strada da cui i manifestanti, per lo più studenti, erano arrivati. Accerchiati questi ultimi, le forze dell’ordine, celeri, ne hanno prima caricata e poi manganellata una parte. I dati della violenza parlano chiaro: 13 sono i feriti, di cui 10 minorenni.

Alcuni rappresentanti del governo si sono esposti a riguardo, tra cui il ministro dei trasporti Matteo Salvini, che ha ribadito la sua solidarietà verso il corpo di Polizia, chiedendo di tenere “giù le mani dalle nostre forze dell’ordine”.

Anche il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha commentato la vicenda, spostando la responsabilità dell’accaduto sugli studenti: “Il rischio di incidenti e di scontri è pari a zero se i manifestanti non pongono in essere comportamenti pericolosi o violenti, rispettando le regole”. Piantedosi ha quindi preso le difese della Polizia “Consentitemi di sottolineare il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari. Sono lavoratori che meritano il massimo rispetto. La gestione dell’ordine pubblico è un impegno quotidiano, delicato e non privo di rischi, svolto con la massima dedizione dalle donne e dagli uomini in divisa” . Il ministro ha continuato descrivendo l’accaduto come una sconfitta per via delle violenze, perdendo tuttavia un’occasione per criticare dall’interno un’istituzione che da troppo tempo risulta inaffidabile o addirittura fonte di paura per i cittadini, in quanto periodicamente ricade in eventi violenti.

Quanto accaduto a Pisa non è, purtroppo, un evento isolato o una novità del nuovo governo: nel Gennaio 2022, sotto il governo Draghi, erano infatti già avvenuti scontri tra polizia e studenti in occasione di alcune manifestazioni a seguito della morte di un ragazzo durante l’alternanza scuola-lavoro.

Il fastidio che il dissenso crea in questo governo si può ritrovare anche in altre decisioni o dichiarazioni, come la proposta del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alessandro Morelli di dare un daspo televisivo agli artisti che si esprimono in TV facendo quella che lui ritiene “propaganda politica”.

Un’altra comunicazione interessa invece direttamente la scuola e gli studenti: il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha infatti dichiarato di star studiando una norma da inserire nel codice di condotta per stabilire punizioni per gli studenti che occupano; nella stessa dichiarazione il ministro minaccia anche alla bocciatura: “credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo”.
Le parole del ministro dovrebbero spaventare, perché, indipendentemente dal proprio pensiero sulla scelta di occupare, bisogna notare come si vada ad attaccare e a intimidire studenti che scelgono di esprimere il proprio dissenso, alimentando un clima di tensione tra chi sceglie di protestare e le istituzioni, e rischiando sempre di più che gli studenti perdano fiducia nelle istituzioni stesse.

Bisogna quindi domandarsi sul futuro del paese, su dove e quando la legittimità dell’azione delle forze dell’ordine finisca e inizi l’abuso e su come il dissenso sia poco gradito in Italia nonostante stia alla base di ogni democrazia funzionante e sana.