Il Ponte

Il ponte di Sarnico che collega le province di Bergamo e Brescia, storicamente divise e rivali dai tempi dei feudi, oggi è diventato il simbolo della fratellanza e dell’unione nella lotta contro il Coronavirus.

Il Coronavirus, che nel marzo 2020 colpì in modo particolare la gente delle due province, e quei drammatici giorni del primo lockdown erano il tema dell’emozionante video conferenza del giornalista Giuseppe Spatola, vice presidente dei cronisti lombardi, inviato di Brescia oggi e corrispondente lombardo di Agi. Due classi del Liceo Primo Levi hanno avuto il privilegio di sentire la sua testimonianza il 25 novembre 2020.

Giuseppe Spatola ricorda i giorni infernali della prima ondata di Coronavirus. Sono tante le storie di sofferenza, ma anche di eroismo, raccontate nel suo libro “La storia del Coronavirus a Bergamo e Brescia”. Sono storie di gente comune che ha messo da parte la rivalità e l’antagonismo e, unita dalla tragedia, ha condiviso il dolore, la paura e le lacrime per la perdita dei propri cari. Dalla loro unione sono nati dei gesti di solidarietà, sacrificio e senso civico. Un esempio emblematico è la squadra di operai volontari, formatasi in tempi record in una delle fonderie a Dalmine per produrre bombole d’ossigeno. Sono persone che si sono messe a disposizione della comunità e che, correndo dei rischi, sono tornate in fabbrica quando tutti erano chiusi a casa.

Il giornalista prosegue con la storia di uno dei militari, un ragazzo sardo, che hanno accompagnato i feretri nella notte del 18 marzo 2020. Era l’ultimo viaggio di centinaia di persone senza nome, che avevano soltanto un numero sulla bara. Il militare è riuscito a risalire all’identità di una delle vittime, a rintracciare la sua famiglia, assicurando ai parenti che lui stesso ha avuto cura del loro caro, accompagnandolo nel funerale simbolico.

Sempre da Bergamo arriva la storia del frate, rimasto nel reparto ospedaliero di terapia intensiva per accompagnare ogni singola persona verso il suo ultimo passo terrestre. Il frate ha postato un’immagine straziante sui social dove lui stesso pone il telefonino vicino a un uomo per consentire alla moglie di salutarlo per l’ultima volta.

Sapeva benissimo che una volta entrato nel reparto Covid sarebbe rimasto in isolamento. L’ha fatto per restare vicino alle persone e alleviare la loro solitudine. Perché il virus ha la terribile potenza di togliere l’affettività, l’abbraccio, costringendo le persone alla solitudine.

Gli operai volontari, il militare sardo e il frate sono come il famoso ponte tra Bergamo e Brescia, hanno unito le persone colpite dal virus con le loro famiglie, senza interesse personale, senza secondi fini, soltanto per il senso di pietà. Grazie alle testimonianze dei giornalisti come Giuseppe Spatola i loro gesti non saranno mai dimenticati.

Roberto Boscaino

 

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