La dittatura dell’algoritmo

Marco Rossari definisce 1984 come un eterno “instant book”. Infatti, a questo romanzo si possono attribuire infinite interpretazioni a seconda del tempo e della società in cui ci si trova. Flaubert lo definirebbe “profetico”, proprio per l’incredibile capacità di Orwell, l’autore, di aver creato una società in cui è impossibile non trovare analogie con la società moderna, nonostante essa sia in continuo cambiamento. 

Delle varie interpretazioni del romanzo di Orwell mi affascina in particolare quella di un romanzo contro il comunismo e in generale i totalitarismi. Infatti, nel 1948, anno della scrittura del romanzo, il richiamo all’Unione Sovietica e al comunismo era chiaro e ovvio. La società stessa dell’Oceania e la dittatura del Partito è una sorta di evoluzione, di estremizzazione della società sovietica del tempo. Quando Winston legge il libro di Goldstein sulla verità della società creata dal Partito, tutto ciò diventa evidente. Il Socing, ovvero l’ideologia del Partito, ha origine dal socialismo e di fatto ha messo in pratica i principi di fondo di esso. Nelle sue contraddizioni, infatti, la società è libera, poiché schiava e indottrinata, in pace, poiché in una guerra perpetua. Inoltre, hanno abolito la proprietà privata, poiché il Partito è l’unico proprietario di ogni bene, e sono riusciti ad abolire le disuguaglianze, rendendo permanente la disparità economica. Insomma, Orwell descrive l’unico modo, secondo lui, in cui l’ideologia comunista e socialista riuscirebbe a creare una società salda e forte. Lui stesso critica quella società accentuando la crudeltà, la falsità e le contraddizioni. Esistono oggi società che hanno alcune caratteristiche in comune con quelle dell’Oceania. In particolare, la Corea del Nord, ma anche la Russia e la Cina. Ciò che accomuna queste società è il fatto che si siano ispirate o si ispirino a principi comunisti, e chissà, magari in futuro si evolveranno diventando di fatto ciò che descrive Orwell. 

Nella società occidentale, ovvero euro-americana, queste caratteristiche totalitaristiche sono inconcepibili e impossibili da attuare da parte di governi o di organizzazioni. Esiste però una figura che si potrebbe accostare a quella del Grande Fratello di cui Orwell non sapeva l’esistenza, poiché nel 1948 ancora il progresso tecnologico non era così avanzato. Questa figura è l’algoritmo, ovvero, come lo definisce Rossari, “la subdola intrusione dei social network nella privacy, la manipolazione infida della nostra psiche”

Questa interpretazione è per me quella più attuale, poiché ci riguarda personalmente. Adesso racconterò un aneddoto accaduto a me proprio in questi giorni. 

Ero sul divano, erano circa le tre del pomeriggio, e avevo appena finito di leggere un capitolo proprio di 1984. Apro il telefono e, dopo aver risposto a dei messaggi, apro Instagram, il social più popolare tra i ragazzi della mia età. C’è una sezione di Instagram che permette di guardare dei video e, dopo averne guardato un paio, mi appare un video animato che mette in relazione la società moderna con quella di 1984, dichiarando che sono uguali. Subito mi sono domandato il significato di questo evento. Normalmente non ci avrei fatto caso, ma era una coincidenza troppo singolare. 

Mi vedono? Mi sentono? Sanno quello che faccio? Cosa penso? Oppure sono loro, attraverso i video, a decidere cosa penso?

Una caratteristica della società di 1984 è che i membri del Partito sanno di essere controllati e spiati giorno e notte attraverso il monitorante. Sono certi di ciò. Io però non sono certo di essere controllato e manipolato. Anzi per me ciò pare impossibile, come anche ad ogni altra persona immagino. E se invece fosse possibile? Che il video sia apparso, poiché non decido io cosa guardare, ma lo decide l’algoritmo di Instagram? Perché ciò è successo proprio dopo che avevo letto il romanzo, è stata una coincidenza? Qual è il significato di ciò? 

Non potrò mai saperlo. È proprio questa la “dittatura dell’algoritmo” di cui parla Rossari. È subdola e infame proprio perché non ne abbiamo la certezza, ma il dubbio c’è. Tuttavia questo dubbio non mi mi angoscia per un principale motivo: io so di essere libero. Se esistesse veramente la dittatura dell’algoritmo, essa non sarebbe abbastanza forte da limitare la mia libertà. Per ora sono salvo. 

Non è detto però che ciò duri a lungo. Quest’anno, infatti, si è raggiunto un traguardo epocale nel progresso della tecnologia. Sono apparse infatti le prime intelligenze artificiali efficaci e disponibili per tutti. La più avanzata di esse, e la più popolare, è ChatGPT. Questa intelligenza artificiale permette in pochi secondi di scrivere un testo partendo da una semplice richiesta. Può scrivere testi di ogni tipo, da una biografia a un piano per organizzare la settimana, da un trattato scientifico a un articolo di giornale. Proprio poco tempo fa ho letto un articolo riguardo la versione a pagamento di ChatGPT, che è più potente e efficace. È in grado di creare articoli complottisti e falsi in modo sorprendentemente efficace e veritiero. Se ad esempio chiedessi di scrivere un articolo a favore del terrapiattismo, apparirebbe un testo di due o tre pagine, accattivante e persuasivo, di queste teorie. Il confine tra verità e falsità diventa quindi sempre meno netto.

 

Cosa succederà in futuro? Vivremo in una società orwelliana, controllati da algoritmi e intelligenze artificiali? Non possiamo saperlo, ma sono sicuro che sarebbe simile a quella descritta in 1984. Nonostante sia stato scritto settantacinque anni fa, 1984 è ancora estremamente attuale e lo sarà sempre, con nuove interpretazioni e punti di vista. Del resto, non a caso è considerato un classico.

Articolo di Gabriele Facchini

 

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