Adolescente denuncia la Cina su TikTok

Feroza Aziz è una ragazza di 17 anni americana che è riuscita ad ingannare uno dei social più famosi del mondo, se non il più famoso.
La ragazza finge di star registrando un make-up tutorial iniziando con lo spiegare come piegare le ciglia ma per tutta la registrazione ci dà un breve riassunto su quello che sta succedendo in una delle più grandi potenze commerciali: La Cina.

 

Traduzione del video:

Ciao ragazzi, oggi vi insegnerò come avere delle lunghe ciglia.
La prima cosa che dovrete fare è prendere il vostro piega ciglia, arricciare le vostre ciglia ovviamente, poi lo dovrete mettere giù e usare il vostro telefono, che state usando proprio adesso, per cercare cosa sta succedendo in Cina e come stanno creando campi di concentramento e ci mandano i musulmani. Separando la loro famiglia, rapendoli, uccidedoli, stuprandoli e forzandoli a mangiare carne di maiale e forzandoli a bere, forzandoli a convertirsi alla loro religione e se non lo fanno ovviamente vengono uccisi.
Le persone stanno andando in questi campi di concentramento quindi tornate vivi.
Questo è un altro Olocausto eppure nessuno ne parla.
Per favore dovete esserne al corrente, per favore spargetene la consapevolezza e … sì, allora prendete di nuovo il vostro piega ciglia-

Tiktok aveva rimosso il video per 50 minuti ed aveva bloccato il suo account, ma dopo diverse proteste l’account è stato sbloccato ed il video rimesso in rete. Il social si è giustificato spiegando che è stata solamente una svista e che, a causa di un video caricato sul suo precedente account, Tiktok aveva bloccato il suo vecchio profilo e per errore anche quello nuovo aveva subito il blocco dato che i due account erano collegati sullo stesso dispositivo.

Il messaggio della ragazza è molto chiaro ed è stato comunque diffuso su diverse piattaforme in modo da far conoscere agli altri quello che sta succedendo.
L’olocausto in Cina è stato dimostrato da un quotidiano chiamato Bitter Winter che ha caricato dei video dove viene mostrato l’interno di questi campi simili a prigioni.
In questi campi i musulmani sono costretti a bere alcolici e a mangiare maiale (pratiche vietate dalla religione islamica) e sono sottoposti a torture di ogni genere tra cui la sedia elettrica e addirittura violenze sessuali.

La Cina definisce ufficialmente i campi come “Centri di formazione professionale volontaria” ma dai documenti diffusi internazionalmente la si dichiara “la più grande incarcerazione di massa di una minoranza etnico-religiosa dopo la seconda guerra mondiale”.
Ai musulmani viene “lavato il cervello” facendogli rinnegare la propria religione ed anche dopo la “trasformazione culturale” non vengono liberati ma trasferiti in campi di altro livello per “formarsi in ambito lavorativo”.

Basta veramente poco per finire in uno di quei “Centri di formazione”, navigare su un sito web straniero, ricevere telefonate o messaggi dai parenti dall’estero, pregare regolarmente o anche solo farsi crescere la barba potrebbe metterli nei guai.

Ma perchè la Cina sta facendo tutto questo?

A quanto pare il governo cinese si sta rendendo conto che il numero dei musulmani in Cina sta aumentando (al momento sono quasi 1 milione) e in questo periodo le nazioni sono preoccupate di attacchi terroristici. La Cina motiva questo suo atto spiegando che serve una “rieducazione” per prevenire gli attacchi.

Questi movimenti anti-musulmani sono presenti anche in India in modo molto esplicito:
Il governo indiano ha promulgato una legge, ritenuta anti-islamica, che garantisce un veloce ottenimento della cittadinanza agli immigrati provenienti dall’Afganistan, dal Pakistan e dal Bangladesh (paesi con maggioranza musulmana) ma solamente se di religione Indù, Buddista, Sikh, Jain, Parsi e Cristiana, quindi escludendo i musulmani.
In aggiunta, ci sono state delle proteste pacifiche che sono state placate nel sangue dalla polizia indiana dove sono stati confermati almeno 3 morti e centinaia di persone rimaste ferite.

N.d.A. Questo articolo è solo a scopo informativo e non contiene riflessioni o opinioni personali.

 

Videointervista a Feroza Aziz (da Open)