Condannare Assange è condannare la libertà di stampa? Storia di Julian Assange e di Wikileaks

A breve il giornalista Julian Paul Assange scoprirà a processo se verrà estradato negli Stati Uniti, dove è condannato a 175 anni di reclusione con l’accusa di spionaggio. La sentenza definitiva sarebbe dovuta essere comunicata a seguito dell’udienza del 20 e 21 Febbraio, tuttavia l’Alta Corte di Londra, città in cui il divulgatore è attualmente detenuto, ha deciso di temporeggare.

Ma chi è Julian Paul Assange? E cosa ha fatto per procurarsi questa condanna?

Wikileaks

Nell’Ottobre 2006, Assange fonda Wikileaks, un‘organizzazione giornalistica indipendente che ha l’obiettivo di pubblicare tutti quei documenti governativi di interesse pubblico che sono nascosti tramite il vincolo del segreto di Stato; un esempio? I  massacri di civili perpetrati dai militari statunitensi.
L’organizzazione si fonda sugli interventi coraggiosi dei cosiddetti whistleblowers, ovvero informatori anonimi che rischiano carriera, libertà o addirittura la propria vita per rivelare questo tipo di informazioni.
Sin dai primi anni di pubblicazione, Wikileaks ha il fiato del governo americano sul collo: nel 2008 viene infatti desecretato un documento privato del controspionaggio statunitense, risalente all’amministrazione Bush, che dipinge erroneamente questa organizzazione come un possibile mezzo di trasmissione di informazioni false, e il suo creatore come un “hacker criminale condannato dal governo australiano”.

I guai con il governo statunitense non finiranno qui, e, anzi, si protrarranno per tutta la durata della vicenda di Julian Assange e Wikileaks.

Collateral Murder

È il 5 Aprile 2010 quando Wikileaks pubblica un video segreto dal titolo Collateral Murder: in esso vengono mostrate svariate scene, risalenti al 2007, in cui alcuni soldati americani, a bordo degli elicotteri Apache , massacrano i civili iracheni, inermi e disarmati. Tra questi due bambini e un fotografo della testata giornalistica Reuters con il suo autista.

Prima della pubblicazione del filmato, il governo statunitense aveva tentato di giustificarsi, dicendo che quei civili fossero, in realtà, militari, e che quindi i soldati americani avessero agito in quel modo in vista di un pericolo.
L’argomentazione ufficiale era stata data per vera per anni. Solo nel 2010, infatti, a seguito della divulgazione del video, Dean Yates, che, al tempo della strage, era il coordinatore dell’ufficio della Reuters a Baghdad, e che si era mostrato d’accordo con la versione degli U.S. circa l’omicidio dei due collaboratori, dichiara al Guardian di essere stato ingannato: secondo le sue dichiarazioni, infatti, durante le indagini che aveva portato avanti sulla vicenda, gli sarebbero stati mostrati solo alcuni dei tanti fotogrammi registrati dai militari statunitensi, al fine di fargli credere che i colleghi – il fotografo e l’autista – avessero agito in modo sospetto.

E’ inoltre opportuno specificare che la pubblicazione del video Collateral Murder sia dovuta all’immenso coraggio di
un’importantissima fonte, Chelsea Manning.

Chelsea Manning

L’identità del whistleblower autore della soffiata di Collateral Murder viene rivelata due mesi dopo la pubblicazione dello stesso video, il 6 Giugno 2010, quando il magazine americano Wired rivela che un ragazzo statunitense di appena ventidue anni è stato arrestato dopo aver ammesso, in una chat privata, di aver inviato il video incriminato a Wikileaks. Il ragazzo in questione è Bradley Manning*, analista dell’intelligence dell’esercito degli Stati Uniti.

Ad aver denunciato Manning è proprio il suo interlocutore, il noto hacker Adrian Lamo, a cui il whistleblower aveva confessato tutto, nonostante non avessero mai parlato prima né di persona né via web. I due, infatti, si erano appena conosciuti – per di più per volontà di Manning, che aveva letto un articolo pubblicato da Wired su Lamo – quando l’analista confessò di aver rivelato il video e altri 260.00 documenti secretati. Subito dopo aver raccoltò le confidenze, Lamo aveva rivelato tutto alle autorità americane.

Ma perché Manning aveva contattato uno sconosciuto che era già sotto l’attenzione delle forze dell’ordine americane?

Ad indagare sulla vicenda è Glenn Greenwald, giornalista statunitense, che avanza pubblicamente i primi dubbi sullo scoop di Wired su Manning, facendo notare come alcune persone collegate all’arresto del whistleblower -tra cui lo stesso Lamo – facessero parte già da tempo di un progetto dell’intelligence americana, il Project Vigilant**.

Nel 2013, Manning, che poco dopo dichiarerà di non riconoscersi nel genere maschile e cambiarà il proprio nome in Chelsea, viene condannato a 35 anni di prigione. Solo nel 2017 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama commuterà la sentenza spostando il termine del verdetto dal 2045 al 2017.

L’arresto di Chelsea Manning, nonostante non colpisca ancora direttamente Assange e Wikileaks, è un chiaro avvertimento a stelle e strisce per tutti coloro che vogliano andare contro al governo; in ogni caso, neanche questo ferma Wikileaks.

Afghan War Logs

Il 25 Luglio del 2010, Wikileaks pubblica 76.910 report segreti sulla guerra in Afghanistan compilati da alcuni soldati americani, gli Afghan War Logs. Grazie a questi documenti si mette luce su uno scontro lontano e dimenticato dall’Occidente.
Già poco prima della pubblicazione degli Afghan War Logs, l’organizzazione di Assange aveva pubblicato un memorandum riservato della CIA, datato 11 Marzo 2010, in cui venivano spiegate le strategie da usare per evitare che l’opinione pubblica occidentale si opponesse al perdurare della guerra in corso in Afghanistan, e in particolare che in Francia o in Germania la pubblica opinione si rivoltasse contro la guerra chiedendo un ritiro delle proprie truppe dai territori Afghani. Da questo memorandum si può notare come la CIA facesse affidamento alla sostanziale indifferenza delle televisioni, dei giornali e dell’opinione pubblica tutta riguardo le operazioni militari in Afghanistan. Nel documento venivano inoltre indicati messaggi propagandistici da promulgare a Francesi e Tedeschi per motivare ancora di più la guerra: gli argomenti da usare con i cittadini francesi, per esempio, avrebbero dovuto riguardare il possibile ritorno al potere dei talebani, e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita delle donne Afghane; si legge:

“La prospettiva che i talebani riportino indietro [il paese], dopo i progressi ottenuti faticosamente in tema di educazione delle donne, potrebbe provocare l’indignazione e diventare ragione di protesta per un’opinione pubblica largamente laica come quella francese”. Con i tedeschi spinsero sulla questione rifugiati: “Messaggi che drammatizzano le conseguenze di una sconfitta della NATO in Afghanistan possa aumentare il rischio che la Germania sia esposta al terorismo, al traffico di droga e all’arrivo di rifugiati potrebbero aiutare a rendere la guerra più importante per chi è scettico”.

Mentre la macchina di distrazione di massa statunitense lavorava, in Afghanistan stava avvenendo ciò che è descritto nei 76.910 documenti rivelati da Wikileaks.

I file avevano registrato gli eventi significativi nell’arco di tempo Gennaio 2004 – Dicembre 2009. Ogni unità sul campo aveva dovuto descrivere sinteticamente attacchi subiti, morti, feriti, prigionieri e altre informazioni sugli scontri.

Da questi documenti emergono per la prima volta centinaia di vittime civili mai raccontate e il dispiego di corpi militari totalmente sconosciuti prima, come la Task Force 373.

La task force 373 era un’unità d’élite che prendeva ordini dal pentagono e aveva l’obiettivo di catturare o uccidere terroristi di Al Qaeda. La decisione su chi uccidere o imprigionare spettava alla stessa task force, senza passare per alcun processo giudiziario. Questo corpo militare agiva brutalmente e spesso contro vittime civili; tuttavia, nelle dichiarazioni ufficiali, il suo nome non veniva mai citato e venivano nascoste informazioni per coprire errori e stragi.

Gli Afghan War Logs sono una delle poche fonti pubbliche che permette di ricostruire perfettamente ciò che è accaduto in Afghanistan tra il 2004 ed il 2009, ma già pochi giorni dopo la loro pubblicazione l’opinione pubblica si scaglia contro Assange e i suoi; il Dipartimento della difesa statunitense non è da meno, dichiarando che quei documenti avrebbero esposto le truppe americane a possibili attentati dei talebani.

Iraq War Logs

Il 22 Ottobre del 2010, Wikileaks pubblica altri 391.832 file, questa volta riguardanti la guerra in Iraq, gli Iraq War Logs.

Come i loro predecessori, gli Iraq War Logs sono report provenienti direttamente dal campo di guerra, scritti dai soldati americani. Grazie a questi documenti si sono potute scoprire le morti di quasi 15.000 vittime civili mai emerse prima.
La pubblicazione di questi file è dovuta ancora una volta all’operato di Chelsea Manning.

Il Pentagono reagisce duramente, condannando Wikileaks per indurre gli individui a violare la legge e intimando l’organizzazione a restituire i materiali rubati e di rimuoverli dal sito.

Ancora una volta, Assange e Wikileaks non si piegano e non si fermano qui.

Guantanamo

Il 24 Aprile del 2011, Wikileaks offre una finestra tramite cui guardare la realtà di Guantanamo, dove nel 2004 il comitato internazionale della Croce Rossa aveva denunciato casi di tortura fisica e psicologica.
L’organizzazione di Assange pubblica le schede di 765 detenuti della prigione, che erano quasi tutti i presenti all’interno di esso. I documenti, che coprono l’arco di tempo tra il 2002 e il 2009, smentono le dichiarazioni ufficiali secondo cui all’interno di Guantanamo fossero rinchiusi i criminali più spietati: su 765 detenuti, solo 220 erano stati schedati come “pericolosi terroristi”; gli altri erano considerati “di basso livello” (395) o, addirittura, “innocenti”(150). Tra gli innocenti, non sono rari  i casi di goffi errori di arresto, come nel caso di Mohammed Nasim, imprigionato perché, dalle intercettazioni, il nome di un ex comandante talebano, Mullah Nasim, suonava simile al suo.

 

È proprio per aver rivelato questi documenti – quelli sulle guerre in Afghanistan e Iraq e dei cablo*** diplomatici – che Julian Assange si trova ora nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, e rischia, se estradato negli Stati Uniti, una pena pari a 175 anni. Ma come è arrivato a Belmarsh Assange?

L’Odissea giudiziaria di Assange e la permanenza nell’ambasciata dell’Ecuador

Nel Dicembre 2010,  a seguito di un mandato di cattura dell‘Interpol da parte della procuratrice svedese Marianne Ny per presunte molestie sessuali a danno di due donne, Assange si consegna alla polizia metropolitana di Londra, la Scotland Yard.  Il giornalista australiano, uscito su cauzione, può stare ai domiciliari nella residenza di un suo sostenitore che gli offre alloggio.

Le accuse sembrano sin da subito deboli: una delle due donne addirittura si rifiuta di firmare il verbale della polizia e interrompe la sua deposizione dopo essere stata informata di un possibile arresto di Assange.

Il 19 Giugno 2012 però, preoccupato di essere estradato negli Stati Uniti a seguito di un mandato di arresto internazionale a suo carico, Julian Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e nel Luglio dello stesso anno gli viene concesso l’asilo diplomatico: è l’inizio di una vita di reclusione, nei trenta metri quadri dell’ambasciata, che durerà sette anni e che troverà fine solo nel 2019.
Assange si rende comunque disponibile ad essere interrogato dalla procura svedese nell’ambasciata, ma, per volontà della stessa procura, ciò non accadrà mai.

Fino al 2017, Assange può ritenersi al sicuro con Rafael Correa al potere in Ecuador; con l’ascesa di Lenin Moreno, però, le cose cambiano. Moreno limita le visite ad Assange e gli nega l’accesso ad internet all’interno dell’ambasciata. L’agenzia di sicurezza privata che proteggeva l’edificio, l’UC Global, inizia a ritirare documenti e telefoni privati dei visitatori del giornalista, fotografandoli e violando la privacy degli stessi. Si scoprirà poi, grazie a un’inchiesta condotta nel 2019, che la stessa agenzia era in contatto con l’intelligence americana dal 2016, e che durante il periodo di permanenza di Assange nell’ambasciata aveva anche pensato di rapirlo o addirittura avvelenarlo.
L’11 Aprile 2019 alle 10.50 Scotland Yard entra nell’ambasciata dell’Ecuador e trasporta via di peso Assange, a cui, nel mentre, era stato revocato l’asilo politico.
Il 10 Dicembre 2021 l’Alta corte di Londra ribalta la sentenza che negava l’estradizione negli USA e, nell’Aprile 2022, emette un ordine formale di estradizione per Assange negli Stati Uniti.

Il 20 e il 21 Febbraio 2024 è stato discusso dall’Alta Corte di Londra l’appello finale contro l’estradizione di Assange; la sentenza definitiva dovrebbe essere pubblicata a breve: in questi giorni si scoprirà il destino di un uomo che è diventato nemico dell’Occidente per aver rivelato verità e azioni criminali del governo, dell’intelligence e dell’esercito degli Stati Uniti.

 

* Chelsea Manning ha dichiarato solo nel 2013 di riconoscersi nel genere femminile, all’epoca dei fatti
era conosciuta con il nome di Bradley
** Project Vigilant avrebbe monitorato le reti e condiviso con le autorità degli U.S. informazioni rigaurdo a possibili sospetti
*** Nel 2010 Wikileaks aveva pubblicato dei cablo della diplomazia americana che avevano portato parte degli
organismi governativi ad avere nel mirino l’organizzazione di Assange