La Giornata della Terra e le Ecomafie

La Giornata della Terra si celebra il 22 aprile al fine di sensibilizzare le persone su temi riguardanti l’ambiente e la salvaguardia del nostro pianeta. L’istituzione di questa Giornata si deve a John McConnell, attivista per la pace che si occupava anche di ecologia.
Essa fu proposta nell’ottobre del 1969 durante la conferenza dell’UNESCO e fu celebrata la prima volta il 22 aprile del 1970, lo stesso giorno in cui nacque il moderno movimento ambientalista. Inoltre, venne costituita da Gaylord Nelson, senatore del Wisconsin, come evento di carattere prettamente ecologista, dopo aver notato che migliaia di studenti erano scesi in piazza per manifestare contro la guerra in Vietnam.
Il nostro pianeta infatti ha risorse finite e i suoi ecosistemi si trovano ad essere sempre più sotto pressione, mentre noi non possiamo sapere con certezza quali conseguenze ci saranno nel lungo periodo. Nonostante questo, siamo a conoscenza di cosa, o meglio di chi, sia in parte causa di ciò: l’uomo.

Tra i vari problemi legati all’ambiente, ne esiste uno che spesso viene trascurato e a volte persino ignorato. La parola ecomafia è stata usata per la prima volta, nel 1994, da Legambiente, un’associazione ambientalista che definisce le attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che provocano danni all’ambiente. Le attività delle ecomafie sono varie e molteplici, come per esempio incendi boschivi, smaltimento illegale dei rifiuti, abusivismo edilizio su larga scala e illegalità nel mercato agricolo.
Le notizie riguardanti le attività legate alle ecomafie hanno cominciato ad avere risalto a partire dal 1982, anno in cui è entrata in vigore la normativa sul trattamento dei rifiuti speciali. Nel 1991 vennero riconosciuti questo tipo di reati commessi su larga scala, con la condanna di sei imprenditori ed amministratori per abuso d’ufficio e corruzione; vennero assolti, però, dal reato di associazione mafiosa.
Grazie alla collaborazione dell’Arma dei Carabinieri, Legambiente pubblicò per la prima volta nel 1997 il Rapporto Ecomafia, che annualmente fa il punto della situazione sull’argomento. Secondo il rapporto le regioni dove si registra il maggior numero di reati ambientali sono Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, nelle quali sono presenti le principali organizzazioni mafiose italiane.
Uno strumento molto importante per la lotta alla criminalità ambientale è la Legge 68/2015, approvata nel 2015, che introduce nuovi delitti per salvaguardare l’ambiente nel codice penale. I reati introdotti con questa legge sono: l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il traffico e l’abbandono di materiale ad alta radioattività, l’impedimento del controllo, l’omessa bonifica e l’ispezione di fondali marini.

La Terra dei Fuochi
Terra dei Fuochi è il nome con cui viene chiamata un’area della Campania tra le province di Napoli e Caserta. In questa zona sono attive le ecomafie, in particolare è diffusa l’attività dell’interramento illegale di rifiuti pericolosi e dei roghi di rifiuti. Questi ultimi rilasciano nell’aria sostanze nocive come la diossina, le quali sono pericolose per la salute degli esseri viventi.
Questo nome fu usato nel Rapporto Ecomafie di Legambiente del 2003 e, in seguito, fu ripreso da Roberto Saviano nel suo libro intitolato Gomorra.
Le indagini scientifiche hanno trovato una correlazione tra le attività illegali della zona e l’aumento del numero di casi di neoplasie tiroidee.

Il Triangolo della Morte
Con questo termine si intende l’area compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, in Campania. Questa zona è conosciuta per l’aumento della mortalità della popolazione locale a causa del cancro, determinato dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici attuato dalla camorra nella zona. Per quanto pensiamo sia un fenomeno lontano da noi, questi rifiuti provengono principalmente dalle regioni del Nord Italia.
Questo termine è stato usato per la prima volta nell’agosto del 2004 dalla rivista scientifica The Lancet Oncology, che pubblicò uno studio riguardante questa zona.

Il Mare Illegale
Le attività illegali delle ecomafie non sono solo sulla terra, ma si ripercuotono anche sul mare. Legambiente ha scritto un report, riguardante questo specifico argomento, chiamato Mare Monstrum 2020, che evidenzia le azioni illegali più diffuse relative al mare: le colate di cemento illegale, il consumo di suolo costiero, la cattiva depurazione delle acque e la pesca incontrollata.
Nel 2019 i reati marini contestati sono stati 23.623 e sono aumentati del 15,6% rispetto al 2018. Nel 2020, durante il lockdown, senza gli scarichi industriali, le acque di mari, fiumi e laghi sono ritornate limpide in fretta, ma altrettanto velocemente sono tornati ad essere avvelenati a causa degli ecoreati.
Per esempio, il fiume Sarno, il più inquinato in Italia, conosciuto come fiume dei veleni, è tornato torbido e scuro il giorno seguente alla riapertura dopo il lockdown.

Se siete interessati all’argomento
Per quanto in breve, speriamo di avervi reso più informati riguardo ad un argomento così importante, ma poco affrontato.
Se volete approfondire ulteriormente ciò che riguarda le ecomafie, vi consigliamo la visione di alcuni film e documentari: Biùtiful cauntri, che affronta il tema dei rifiuti in Campania; Veleno, che riporta l’attenzione al tema dei rifiuti tossici e all’aumento dei tumori sempre in Campania; Navi a perdere – Il mare dei veleni, che racconta delle navi affondate nel Mare di Calabria con a bordo tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi; Gomorra, film che segue le storie di quattro protagonisti assoggettati alla mafia e che tratta anche tematiche legate alle ecomafie.

 

fonti:
https://www.lifegate.it/earth-day-giornata-della-terra-ambiente
https://it.wikipedia.org/wiki/Ecomafia
https://ilgiornaledellambiente.it/ecomafie-cosa-sono/

Scritto da Francesca Delle Grazie, Irene D’Orazio ed Elisabetta Tonti di 4BC