La lingua: specchio della cultura

Latino, greco e neutro

Nella vita di ogni studente liceale prima o poi si inserisce lo studio del latino; per qualcuno anche del greco. Esse sono due lingue così lontane nel tempo che probabilmente molti studenti almeno una volta si sono chiesti perché fosse necessario studiarle. In realtà, però, il greco e il latino, che ci sembrano così lontani e così diversi, fanno parte della nostra vita di tutti i giorni per la concezione odierna del mondo, ma anche semplicemente per come parliamo e scriviamo in italiano. Sono parte del nostro bagaglio non solo linguistico ma anche culturale, e quindi per i più appassionati il latino e il greco possono diventare particolarmente interessanti e affascinanti da conoscere e studiare.

Vi siete mai fermati attentamente sulla costruzione delle parole? In molti casi si possono notare elementi di cultura, e ci si può fare un’idea della concezione del mondo e di alcuni concetti all’epoca. Tra questi elementi un po’ nascosti, spiccano anche alcune particolarità delle lingue classiche che si differenziano dalla nostra lingua; una di queste è la presenza di un altro genere oltre al maschile e al femminile, ovvero il neutro.

Il termine deriva dal greco “οὐδέτερον” (pronuncia udéteron), che si è poi evoluto nell’aggettivo latino “neuter, neutra, neutrum”, e poi nell’italiano “neutro”. Per capire meglio l’uso e la funzionalità del genere è utile analizzare il termine greco, che letteralmente significa “nè l’uno nè l’altro”, “nessuno dei due”.

Poiché la lingua italiana prevede solo l’uso del maschile e del femminile, la mentalità e la cultura si sono adattate al modo di parlare e per noi è facile immaginare i generi come due binari, insomma o l’uno o l’altro, senza nulla in mezzo. Il fatto di dover assegnare un genere alle parole della lingua ha portato a dibattiti linguistici con una sfumatura politica per la parità dei sessi: per sostenere l’inclusione e l’uguaglianza, alcune persone hanno ritenuto necessario aggiungere il genere femminile a termini che prevedevano solo il maschile e che venivano usati in senso neutro.

L’esistenza del neutro nelle lingue classiche può quindi anche far riflettere sull’apertura mentale e culturale, che permette anche di non vedere i generi come i binari di un treno, ma piuttosto come uno spettro, come quello della luce, che ha ad una estremità il femminile e all’altra il maschile.

Nelle lingue di derivazione latina l’uso di questo terzo genere è generalmente scomparso, mentre possiamo ritrovarlo ancora oggi in quelle di ceppo germanico, come l’inglese e il tedesco.

La presenza del neutro rende molto più semplice la comunicazione, per esempio quando si tratta di ruoli o titoli, come “attore” o “cantante”, quando non si conosce il genere della persona di cui si sta parlando, per parlare in generale, o quando la persona stessa preferisce non usare pronomi né maschili né femminili.

Per far fronte al problema della parità dei sessi, la lingua italiana si è evoluta, aggiungendo il femminile ad alcuni termini che non lo prevedevano. Molte persone sono però ancora contrarie a queste modifiche, che secondo la loro opinione “non rispettano la lingua italiana”. Non per tutti è facile accettare certi cambiamenti della lingua a cui si è attaccati, che in realtà avvengono continuamente senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Del resto, l’italiano deriva dal latino, che si è modificato fino a diventare volgare, inizialmente sottovalutato, ma che è la lingua che parliamo e amiamo quest’oggi.

La lingua è come uno specchio della società: in essa si riflette il modo di vedere il mondo, di pensare, di vivere. E quando cambia la cultura, con essa cambia anche la lingua. Le parole assumono significati diversi, si aggiungono nuovi termini, vengono influenzate da altre lingue e altre culture con cui si entra contatto.

Di sicuro l’italiano cambierà ancora, ma non sappiamo come, non possiamo guardare al futuro, quindi forse dovremmo fermarci un attimo a pensare al passato. Ci sono tanti aspetti nelle lingue e culture greche e latine che possono essere ancora attuali, che ci dimostrano quanto queste antiche società fossero in realtà molto evolute sotto certi punti di vista. Forse, invece di guardare sempre e solo al futuro, dovremmo fare tesoro di tutto ciò che ci insegnano i grandi popoli che sono venuti prima di noi e che ci hanno lasciato un bagaglio culturale vastissimo…

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